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martedì 6 novembre 2012

Marina Minelli presenta le 101 regine che non abbiamo conosciuto

Un libro che parla di regine e principesse un po' dimenticate, le cui vite sono state intense e affascinanti e senza le quali il destino dei loro Paesi sarebbe stato diverso. Si intitola 101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato e lo ha scritto la giornalista marchigiana Marina Minelli, grande appassionata di storie delle Famiglie Reali, autrice del blog altezzareale.com, che ha voluto così rivendicare il ruolo delle donne, madri e mogli di re, nella Storia, che, si sa, è scritta dagli uomini.
Il libro costa 12,90 euro, è in vendita su ibs.it ed è una bella occasione per riscoprire la storia d'Europa da un punto di vista diverso e in tono leggero e discorrevole.
Marina Minelli lo ha raccontato a Rotta sul Gossip, in quest'intervista via email.
- Come e perché nasce 101 storie di principesse e regine che non ti hanno mai raccontato?
Messa in un cassetto una laurea in Storia moderna, ho fatto per anni la giornalista di cronaca, nera, bianca, politica, di tutto un po', poi quando è iniziato il fenomeno dei blog ho iniziato a leggere e studiare, essenzialmente per capire se e come questo nuovo canale poteva essere utilizzato per fare comunicazione e mi sono appassionata. Ho partecipato a blog importanti ed in un'occasione particolare ho parlato della mia passione "segreta" le famiglie reali. La curiosità che ho suscitato mi ha dato il coraggio di partire ed è nato altezza reale.com il primo sito/blog italiano dedicato ai royal. Adesso dovrei raccontare che dal blog al libro il passo è stato breve… ehm, no, tutto il contrario. All'inizio neanche ci pensavo, anzi ho tentato soprattutto di arrivare alla stampa nazionale, senza successo perché – e lo dico a chiare lettere anche se di recente su in un gruppo su Facebook mi hanno accusata di essere la solita italiana disfattista – se non hai qualche "sponsor" di peso o se non sei un volto noto, non c'è niente da fare. Due anni dopo la nascita del blog un micro editore locale mi ha fatto una pseudo proposta e stavo quasi per accettare, ma ci ho ripensato e su consiglio di un amico ho tentato la sorte. Ho spedito il progetto – una serie di bio storiche serie ma scritte in tono divulgativo – ad una trentina di editori, ha risposto Newton Compton che mi ha chiesto 101 storie di donne.
- Esistono davvero così tante principesse e sovrane la cui storia ignoriamo? In base a cosa le hai selezionate?
Certo che si, anzi ho dovute lasciare fuori molte e infatti ho un file con una nuova lista, 101 donne tutte nuove e tutte diverse, anche perché man mano che studiavo ne trovavo altre perdute nei meandri della storia fatta sempre e comunque dagli uomini. Le 101 attualmente in libreria le ho scelte in base al mio interesse e al loro "peso" con qualche nome noto, che assolutamente non poteva mancare, ma letto in modo insolito. Ci sono dei personaggi straordinari che sono stati dimenticati o che in Italia sono, per motivi misteriosi, poco noti come Eleonora d'Aquitania, e Bianca di Castiglia, le due Margherita d'Austria, la zia e la figlia dell'imperatore Carlo V, la Principessa Palatina cognata di Luigi XIV, Anna Amalia di Sassonia Weimar, Luisa di Prussia, Isabella di Borbone-Parma, Zita d'Asburgo, l'ultima imperatrice d'Austria. Della regina Vittoria invece ho scelto di guardare un aspetto poco noto, quello legato alla trasmissione dell'emofilia.
- Quali sono le principesse o regine che ti hanno colpito di più, mano a mano che studiavi la loro storia? E perché?
Difficile scegliere fra 101 storie, adoro la Francia, quindi studiare e scrivere tutti i personaggi francesi è stato bellissimo, ma è impossibile dimenticare anche tutte le altre. Fra le contemporanee la regina madre d'Inghilterra, una vera roccia è stata un grande sostegno per il marito Giorgio VI e durante la guerra ha dimostrato un coraggio e un senso del dovere che gli inglesi non dimenticano; la granduchessa Charlotte del Lussemburgo è un personaggio sconosciuto da noi, ma anche lei durante la seconda guerra mondiale e l'occupazione nazista del Lussemburgo è stata l'anima della nazione. Infine Camilla duchessa di Cornovaglia che io stimo parecchio perché ingiustamente calunniata. Ha fatto degli errori, ma oggi ha dimostrato di saper stare al suo posto, di essere perfettamente in grado di ricoprire il suo ruolo, cosa che Diana – e mi dispiace per tutti quelli che la amano – non è stata in grado di fare. Ho inserito inoltre diverse donne rinascimentali ed in particolare alcune che sono state sovrane dei piccoli stati marchigiani come le duchesse di Urbino. Un omaggio alla mia terra.
- Cos'hanno in comune, se hanno qualcosa in comune, queste donne che ci presenti nel libro?
Della maggior parte di loro la storia non si è occupata. Sono nomi sugli alberi genealogici o scritti frettolosamente in margine a guerre, battaglie e trattati per spiegare il perché e il percome di certi passaggi territoriali o successioni. Sono state pedine, oggetti di scambio e quelle che si sono ribellate ad una sorte spesso infausta – spose giovanissime, madri appena uscite dall'adolescenza – qualche volta sono state bollate come donne impossibili.
- Siamo un Paese repubblicano da decenni, ma le principesse e le regine continuano ad esercitare un grande fascino come Internet, più dei media tradizionali, dimostra. Perché, secondo te, questo interesse? Non è curioso che i Paesi a più grande consumo di Regali siano Francia e Germania, Paesi repubblicani? È come se mancasse qualcosa alla Repubblica?
Credo che dipenda dal fatto che da bambine veniamo tirate su a latte e fiabe e le protagoniste delle favole sono sempre principesse o regine. Poi da grandi resta il sogno del principe azzurro, a cui si aggiunge la curiosità per gli abiti, i gioielli, i castelli. Le spose non dicono forse quando cercano il loro abito "voglio sentirmi principessa per un giorno?". Fa parte dell'immaginario collettivo. Mettici poi che certi personaggi sono ormai entrati a far parte della tradizione e il gioco è fatto. Si è vero che su internet c'è stata un'esplosione di interesse, ma in Francia è da sempre così. Il giornale più letto e conosciuto sui royal ha un grande successo da decenni e loro, i francesi, adorano "les familles royales" di ieri e di oggi. Alla monarchia la Francia deve moltissimo in termini storici, sociali e culturali. D'altronde dopo aver tagliato la testa a Maria Antonietta e Luigi XVI i francesi hanno replicato non una ma ben quattro volte e oggi ci sono pretendenti per tutti i gusti e anche piuttosto attivi nella vita sociale e culturale. La Germania non ha mai dimenticato i principati e i ducati dell'antico impero e i discendenti delle varie famiglie sono comunque rimasti molto legati al loro territorio di origine, rappresentano la continuità storica, le radici della nazione tedesca. Federico II di Prussia, il Grande, è stato riportato a Potsdam in anni recenti con una cerimonia officiata dalla Repubblica e quest'anno gli è stata dedicata una importantissima mostra. E' straordinario invece l'interesse e la passione per i royal che hanno gli americani, ma penso si tratti di nostalgia per un passato che non hanno.
- Tra le principesse e le regine attuali, chi credi che meriterebbe un posto nel tuo libro?
Con Beatrice dei Paesi Bassi a dire il vero non ho un feeling particolare, mentre se dovessi scrivere una seconda puntata di 101 di sicuro darei spazio a Paola del Belgio, Sonja di Norvegia e Silvia di Svezia. La prima è italiana e quindi mi sembra doveroso, la regina di Norvegia ha vissuto una bella storia d'amore, lo stesso si potrebbe dire anche per Silvia di Svezia, ma di recente sono emersi alcuni altarini del suo reale marito.
- La tua principessa e/o regina di riferimento, dopo aver scritto questo libro?
Ovviamente sempre e solo Elisabetta II, grande donna, grande regina che come il vino invecchiando migliora. Sono stata due volte a Buckingham Palace – no, non invitata da lei, ho visitato il palazzo nel periodo in cui è aperto al pubblico – e una volta a Windsor, entrare nelle sue case è stata una esperienza speciale. Elisabetta è la nazione, non c'è niente da fare.